A PERUGIA UNA MOSTRA DEDICATA A DOMENICO VENTURA

Giovedì 3 luglio, alle ore 19, presso la Sala dei Cannoni della Rocca Paolina di Perugia, sarà inaugurata una mostra dedicata all’artista Domenico Ventura dal titolo Prima che faccia buio, a cura di Raffaele Quattrone. Si tratta di un progetto espositivo evocativo, immersivo, disturbante e lirico, capace di restituire la complessità di Ventura (scomparso nel 2021), figura appartata ma radicale della pittura italiana contemporanea che, proprio in Umbria, ha compiuto parte della sua formazione.

Le opere di Domenico Ventura

La mostra, promossa con il patrocinio del Comune di Perugia, si compone di oltre trenta opere dando vita a un cortocircuito visivo e concettuale tra la pittura grottesca, onirica e satirica di Ventura e la monumentalità austera della Sala dei Cannoni della Rocca Paolina, simbolo papale in città, spazio carico di memoria e tensione, come il rapporto dello stesso Ventura nei confronti della Chiesa tra fascinazione e dissenso.

Le opere — dense di simboli e suggestioni popolari, quasi felliniane nella loro capacità di fondere il reale con l’assurdo — danno vita a un universo sospeso tra sogno e realtà. Un’umanità stralunata — fatta di volti esasperati, corpi dissonanti, oggetti simbolici — emerge da queste tele come da un sogno che non riusciamo a ricordare fino in fondo. Il reale si fa maschera, rito, metafora.

Il ritmo dell’allestimento segue una scansione quasi cinematografica: i quadri, tutti dello stesso formato, creano una sequenza visiva coerente, come fotogrammi di un film mai girato. Lo spettatore è invitato a percorrere questo paesaggio interiore come si percorre un set disabitato, un diario visivo, una trama di sogni e smarrimenti.

Tra veglia e sonno, disturbo e incanto

Il titolo Prima che faccia buio suggerisce un tempo sospeso, una soglia emotiva e simbolica: quel momento in cui la luce cede il passo all’ombra, e tutto si fa ambiguo, fragile, potenzialmente rivelatore. Le opere di Ventura abitano proprio questo confine sottile — tra veglia e sogno, tra realtà e allucinazione. Non spiegano, ma alludono; non rassicurano, ma interrogano. Sono quadri che parlano per immagini oblique, per accumulo di sensi e contraddizioni.

Si possono intravedere in queste opere echi di David Lynch, della sua inquietudine notturna; la malinconia poetica di Lucio Dalla; la leggerezza enigmatica di Italo Calvino. Ma Ventura resta sempre se stesso, irriducibile, fedele a una pittura che è insieme critica e meraviglia, disturbo e incanto.

All’interno della solenne architettura della Rocca Paolina — simbolo stesso della memoria sotterranea della città — le sue tele diventano apparizioni, presenze inquiete ma familiari. Racconti muti che parlano allo sguardo e accompagnano il visitatore in un viaggio profondo, personale, al limite dell’invisibile, proprio lì, prima che faccia buio.

Chi era Domenico Ventura

Domenico Ventura nasce ad Altamura nel 1942. A tredici anni si trasferisce ad Assisi, dove frequenta il collegio dei frati minori conventuali: un’esperienza che lascia un’impronta sottile ma persistente nel suo immaginario figurativo. Tornato nella città natale nel 1958, si avvicina al mondo dell’arte con determinazione. Nel 1961 si iscrive all’Istituto d’Arte di Bari, dove si diploma tre anni dopo, grazie anche al sostegno di don Salvatore Maggi, figura chiave nel suo percorso. Prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, con Giovanni Brancaccio e Michele de Palma, con il quale nasce un sodalizio artistico e umano.

Nel 1965 espone per la prima volta nella collettiva Del Pendio a Corato, accanto a nomi come Domenico Purificato. L’anno dopo inaugura la sua prima personale ad Altamura. Coinvolto nel fermento del Sessantotto, subisce un’interruzione forzata del percorso accademico, ma non della sua attività artistica. Riprenderà e porterà a compimento gli studi negli anni successivi. Negli anni Settanta espone regolarmente tra Altamura, Bari, Roma e Martina Franca, attirando l’attenzione di critici come Michele Campione e Pietro Marino. È in questo periodo che definisce il suo linguaggio pittorico personale: ironico, visionario, a volte scomodo e refrattario al decoro.

Negli anni successivi espone tra Matera, Milano, Gravina, Roma e Gemonio. Una mostra antologica nel 1999 presso la Galleria Opra Arte & Arti segna una tappa importante, accompagnata dalla pubblicazione del volume Cattivi pensieri, a cura di Massimo Guastella. Nel 2006 viene selezionato da Vittorio Sgarbi per la mostra Il male: esercizi di pittura crudele e, nel 2011, partecipa al Padiglione Italia della 54ª Biennale di Venezia. Seguono personali a Roma (Domenico Ventura da Altamura, 2014; Le Malelingue, 2019; Cronaca Vera, 2023) e a Matera (Scherzetto, 2017).

La sua opera, sempre fedele a una ricerca personale e profonda, resta una testimonianza vibrante della capacità dell’arte di raccontare il margine, il grottesco, il tabù, l’umanità più autentica colta nei suoi conflitti così come nelle sue ebbrezze. Oggi, le sue tele continuano a parlare attraverso corpi narranti, in equilibrio tra radici popolari e tensione visionaria. Un uomo che ha sempre vissuto l’arte come necessità e liberazione.

Informazioni 

Prima che faccia buio
Domenico Ventura

3 Luglio – 14 Luglio 2025
Rocca Paolina, Sala cannoniera, Via Marzia, Perugia

Orari: dalle 11 alle 19
Ingresso libero